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Certificazioni logistiche: una qualità a prova di standard.
Intervista a Massimo Gelati, Presidente del Gruppo Gelati.


Consulenza e Formazione

Certificazioni logistiche: una qualità a prova di standard

8 Febbraio 2012

Le normative europee, la ricerca di livelli condivisi di qualità per i prodotti e i processi, e infine la consapevolezza sempre maggiore dei consumatori e dei clienti finali, hanno favorito la diffusione delle certificazioni.
Possiamo osservare però che se da un lato sono comunemente diffuse le certificazioni per la qualità dei prodotti oppure per la sicurezza dei lavoratori, dall’altro c’è scarsa visibilità per quanto riguarda le certificazioni logistiche.

In questo articolo tentiamo di capire, con l’aiuto di Massimo Gelati, cosa siano e quale importanza abbiano le certificazioni logistiche.

Il Gruppo Gelati da 20 anni collabora con piccole, medie e grandi imprese italiane ed estere in vari settori merceologici con interventi sia a livello formativo che operativo e di posizione tra i leader nelle attività di consulenza, auditing e certificazione del comparto agroalimentare vantando tra i propri clienti le più importanti aziende alimentari italiane.

I servizi che fornisce spaziano dalla consulenza di direzione, organizzazione aziendale e controllo di gestione, alle certificazioni di sistemi qualità, ambiente e sicurezza non tralasciando l’adeguamento delle direttive europee e marcatura Ce oltre alle certificazioni di prodotti e di marchi internazionali.
Si occupa altresì di formazione, ricerca e selezione del personale, di sicurezza ed igiene del lavoro e pratiche ambientali e sicuramente anche di pratiche di finanziamento nazionali e comunitarie.

Un altro importante ambito di azione riguarda l’istruzione di pratiche per brevetti e gestione marchi industriali particolarmente utili alle Startup e allo sviluppo di nuove aziende e nuovi prodotti oltre che di venture capital collegando anche il settore della progettazione integrata dell’engineering e tutto il comparto delle perizie tecniche.

La Direzione del Gruppo Gelati nella persona del Presidente Massimo Gelati, dispone l’attuazione del Sistema Qualità aziendale secondo le modalità riportate nel Manuale Qualità e in ottemperanza alla norma UNI EN ISO 9001.
Lo abbiamo sentito per farci da guida nel complesso mondo delle certificazioni e degli standard europei.

La certificazione logistica: intervista a Massimo Gelati

La nostra impressione è che, al di fuori dell’ambito degli operatori del settore, le certificazioni logistiche siano poco note.
Ce lo può confermare?

In linea di massima direi di sì, ma la loro diffusione è in forte aumento ultimamente.

Questo perché le certificazioni si comportano con un meccanismo a catena nato dalla grande distribuzione che ha chiesto inizialmente ai propri fornitori di beni le certificazioni legate ai prodotti senza avere, però, sicurezza del percorso che questi beni avrebbero fatto prima di arrivare sugli scaffali.
Da qui l’esigenza di creare degli standard BRC e IFS anche per il settore della logistica.

Parliamone un po’ nel dettaglio: a cosa servono le certificazioni logistiche?

Alle imprese di logistica queste certificazioni servono per dare garanzia al committente finale che il prodotto a loro affidato sia trattato con delle procedure precise secondo i requisiti di igiene, sanità, sicurezza e tracciabilità da un personale qualificato che potrà intervenire in caso di emergenze, perdite di carico o eventuali richiami del prodotto necessari lungo tutta la supply chain.

Gli standard BRC (British Retail Consortium) Global Storage and Distribution e IFS Logistics supportano il sistema di gestione della sicurezza di tutte le attività operative e possono essere applicati sia ai prodotti alimentari sia a quelli non food.
Questi standard garantiscono che la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari vengano assicurate anche nelle fasi di stoccaggio, trasporto e distribuzione.

Lo standard BRC Global Storage and Distribution è stato messo a punto dai retailer britannici per offrire una serie di best practice sulla gestione operativa e sulla sicurezza nelle fasi di stoccaggio e distribuzione dei prodotti alimentari e non food.
Anche L’IFS Logistic, di matrice tedesca e francese, è applicabile per prodotti food e non food e copre tutte le attività logistiche come ad esempio trasporto, stoccaggio, distribuzione, carico e scarico.

Si applica a tutti i tipi di trasporto: su strada, ferrovia, nave, aerei, a temperatura controllata o senza condizionamento.
Tutti i fornitori di servizi logistici possono essere valutati in accordo all’IFS Logistic, sia che lavorino con la grande distribuzione, sia per aziende alimentari che forniscono prodotti alla GDO.

In quali casi e perché un’azienda dovrebbe certificare la propria logistica?

Un’azienda dovrebbe certificare la propria attività secondo gli standard riconosciuti per due fondamentali ordini di motivi.

  1. La prima è una motivazione legata ad un obiettivo interno: migliorare i propri processi organizzativi in modo da avere procedure chiare, definite e avere un sistema gestionale totalmente sotto controllo.
  2. La seconda è essenzialmente esterna perché in questo momento solo il 20% delle operazioni logistiche sono certificate secondo questi standard e quindi realizzare ed essere in possesso di questi requisiti rappresenta immediatamente un vantaggio rispetto alla concorrenza, un valore commerciale aggiunto.

Un’azienda che si dota di certificazione IFS logitstic o della BRC Storage & Distribution, una volta che si presenta a potenziali clienti, soprattutto se questi appartengono alla grande distribuzione europea che opera in maniera massiccia in Italia con marchi europei come gli esempi francesi e tedeschi, farà una buona impressione e potrà sicuramente entrare in competizione con i migliori competitor sul mercato.

Cosa deve fare un’azienda per certificare la propria logistica?

La prima operazione da realizzare riguarda un check up (detto precisamente “gap analysis“) per capire qual è la distanza tra la situazione organizzativa e strutturale attuale dell’azienda rispetto ai requisiti dello standard che si vuole raggiungere.
Non dimentichiamo che stiamo parlando di duecento, trecento requisiti molto complessi.

Poi sarà necessario cominciare ad attuare il processo di adeguamento a questi requisiti.

Questi standard funzionano in modo progressivo, nel senso che vengono assegnati anche solo arrivando ad un 75% di conformità in crescendo.
È molto importante, inoltre, affidarsi a società di consulenza che possono aiutare l’azienda in questione ad analizzare al meglio le problematiche e le dinamiche interne al fine di raggiungere il 100% dei requisiti dettati dagli standard.

Sarà poi la volta di applicare tutte le procedure per implementare alcune attività come la formazione del personale.
L’iter certificativo dura un paio di giorni durante i quali verranno verificati i magazzini esterni, oltre alla sede.

Il 20 marzo presso Logisticamente lei terrà un corso di formazione sulle certificazioni logistiche: quale scopo si prefigge, e quali competenze acquisiranno gli iscritti?

Lo scopo di questo corso è quello di compiere una panoramica delle richieste della grande distribuzione a tutta la catena di fornitura per poi focalizzarsi sull’analisi di questi nuovi standard e di tutti i requisiti di cui abbiamo parlato prima. Infine è prevista un’accurata analisi di reali case history relative all’applicazione delle certificazioni.

E’ verosimile ipotizzare che ben presto, a livello europeo, verranno emanate normative per inserire nell’etichetta anche il consumo di CO2 dei prodotti?
E quale ruolo potrà avere in questo la logistica e la certificazione logistica?

In questo momento il consumatore è sempre più attento alle tematiche ambientali e si cerca sempre di più di indirizzare verso di lui la maggior quantità possibile di informazioni.
All’interno dell’Unione Europea esistono, però, diverse anime con diverse sensibilità che a volte entrano in conflitto.
Non credo sia così facile mediare tutte le posizioni nel breve periodo.
La certificazione logistica tiene conto di tutta una serie di parametri e indicatori tra i quali anche quelli di natura ecologica a dimostrazione che è possibile tutelare l’ambiente anche in settori che non nascono espressamente per questo determinato scopo.





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